Potrebbe vincere un milione di euro, ne guadagna milleetrecento il mese. Daniele Manni da Racale è da ventott'anni un docente di informatica di Lecce, istituto di istruzione superiore Galilei-Costa, ed è uno dei cinquanta finalisti nel mondo (uno dei due italiani, uno dei nove europei) al Premio Nobel per l'insegnamento, il Global Teacher Prize inventato dalla Varkey Germs Foundation. Metà delle sue lezioni è dedicata a materie fuori dai programmi ministeriali: inclusione, inquinamento, start up. E i suoi studenti sono plurimedagliati. Come sostengono, un po' sprezzantemente per noi, gli alti dirigenti della fondazione americana, Manni non segue "lo stile tradizionale di insegnamento, miope e passivo, italiano". Non è passivo, dicono gli americani, a cui è stato segnalato per l'onorificenza e l'assegno.
Ecco, ieri il professor Daniele Manni ha scritto una lettera al premier Matteo Renzi, e al suo ministro di riferimento Stefania Giannini. E l'ha resa pubblica. "Con grande rispetto e fiducia", l'insegnante di "scienze del computer" ha fatto sapere al premier: "Sono un docente innamorato e appassionato del proprio ruolo (non riesco a chiamarlo lavoro) e sono la punta di un iceberg sotto la quale si nascondono centinaia di colleghi altrettanto meritevoli di questo titolo che lavorano, sperimentano e innovano ogni giorno, nel silenzio delle loro aule, fianco a fianco con i loro fortunati studenti". Ecco, "ho deciso di scriverle perché oggi sono "qualcuno" e questo mio quarto d'ora di notorietà durerà appena un mese, fino a quando non diverrò un banale "ex" finalista e le mie parole avranno certo un peso diverso".
Cosa chiede il docente Manni a Renzi?
2015-01-04 18:45:00
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