Si è svolto giovedì 30 marzo presso il MiM un incontro che aveva all’ordine del giorno due questioni di grande rilevanza per i dirigenti scolastici: il FUN e la rotazione degli incarichi. Sul primo punto l’Amministrazione ha comunicato che nell’interlocuzione con il MEF sono state finalmente quantificate le risorse derivanti dalle economie sui fondi stanziati per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche con 500/300 allievi. Mentre non sono utilizzabili le risorse relative all’E.F. 2021, i fondi per l’anno scolastico 2022/2023 ammontano sui due esercizi finanziari a 17.789.611 euro e a 8.067.944 euro. È stato predisposto il decreto del ministro, di concerto con il MEF, e queste risorse saranno destinate all’incremento della retribuzione di parte variabile. La consistenza di questi fondi, insieme agli stanziamenti già inseriti in legge di bilancio, consentirebbe di aprire la trattativa per il Contratto integrativo nazionale, previsto già nel CCNL 2018 di Area e mai attuato, anche per i rinvii attuati normativamente già per ben tre anni scolastici. Le risorse sono ora sufficienti per pensare di omogeneizzare la retribuzione di posizione di parte variabile portandola in tutto il Paese al livello più alto definito nelle contrattazioni regionali per ciascuna fascia. Il Ministero invece ha proposto di continuare anche quest’anno con i CIR, anticipando una prossima modifica normativa che impedirebbe l’applicazione del CCNL. Il Ministero vorrebbe inserire per norma anche un tetto alla retribuzione di parte variabile, che potrebbe essere contrattata con i CIR, scelta motivata dal fatto che altrimenti non sarebbe agevole, successivamente, attuare il CIN. In tal modo verrebbero colpite ancora una volta le prerogative contrattuali, facendo per via normativa carta straccia del contratto nazionale e riducendo gli stessi Cir a pura formalità, visto che sarebbero definiti dei tetti retributivi.
È evidente che non si può ritenere più tollerabile, in presenza delle risorse necessarie, continuare a registrare le sostanziose differenze retributive tra le regioni, mentre non è accettabile che si intervenga normativamente a modificare il CCNL, tanto più su una materia retributiva. Se questo avverrà la Cisl Scuola valuterà le opportune iniziative.
Si pone inoltre il tema delle incertezze sulle risorse, visto che le economie sono una tantum, come gli 8,3 milioni per il 2022 e i 25 milioni per il 2023 stanziati sulla retribuzione di parte variabile dalla legge di bilancio 2022. L’Amministrazione ha poi citato i fondi che deriverebbero dal dimensionamento scolastico, ma le risorse per diversi anni non sarebbero comunque sufficienti. È dunque necessario uno stanziamento nella prossima legge di bilancio che stabilizzi l’importo del Fun e soprattutto della retribuzione di posizione parte variabile.
Sul secondo punto all’odg, la rotazione degli incarichi, l’Amministrazione ha affermato che sia l'Anac che la Corte dei Conti ritengono necessario applicarla ai dirigenti scolastici. Il periodo massimo di permanenza sulla stessa istituzione ritenuto congruo è di nove anni. Superato il terzo incarico, potrà essere considerata una ulteriore proroga purché adeguatamente motivata (es. pensionamento prossimo del dirigente scolastico, territorio deprivato, esistenza di particolari progetti, ecc).
La CISL Scuola si è detta contraria alla rotazione, ampiamente motivando e documentando le proprie ragioni, come già fatto in molte altre occasioni. È stata chiesta un’interlocuzione con l'Anac, proponendo comunque una decorrenza spostata nel tempo, visto che i dirigenti si devono già confrontare con molteplici incombenza (dimensionamento, fasce nazionali e progetti Pnrr).
L’Amministrazione, senza fornire al momento alcuna risposta, si è riservata di considerare la proposta di una diversa decorrenza riconoscendo la necessità di procedere con gradualità, ribadendo comunque l’intenzione di individuare come termine di riferimento ordinario i tre incarichi.
Il tavolo è stato aggiornato al 14 aprile prossimo.
2023-03-31 07:00:00
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