2016-05-19 12:30:00

La discussione in corso sulle proposte di apertura estiva e festiva delle scuole rischia di alimentare un equivoco che è bene invece rimuovere subito, stabilendo con nettezza il confine tra ciò che può e deve essere definito scuola e ciò che rientra, invece, in una sfera di interventi di natura differente. Non per stabilire insensate “gerarchie” di importanza tra servizi tutti indispensabili (istruzione, assistenza, cura…), ma per aver chiaro quali e quanti soggetti entrano in gioco in partite di questo genere e che cosa a ciascuno di essi può essere richiesto: va da sé che non può toccare alla scuola far fronte da sola, e in modo indifferenziato, a tutte le esigenze che esprimono i ragazzi, le famiglie e l’intera comunità. Non lo può fare per le risorse di cui dispone, già insufficienti a reggere il suo ordinario impegno, né può essere trascinata in compiti che ne snaturino identità e missione. Quest’ultima preoccupazione viene ancor prima di quelle legate a ipotetici nuovi e diversi carichi di lavoro del personale.

Chiedere alla scuola ciò che è della scuola e al sociale ciò che è del sociale è il primo punto di chiarezza che si esige. 
Dopo di che si può anche immaginare un’area di servizi aggiuntivi svolti da altri soggetti, a partire dagli Enti Locali, in un contesto di collegamento e di progetti coordinati, in cui la scuola dell’autonomia sia messa in condizione di esprimere le sue potenzialità e il suo protagonismo (come del resto da tante parti già avviene) anche perché attivamente sostenuta dalle istituzioni territoriali e dalla comunità locale. È in questo contesto che possono essere esplorate anche le vie di una più ampia e partecipata gestione sociale dei servizi rivolti ai ragazzi, alle loro esigenze, alle loro fragilità; una gestione aperta a esperienze di volontariato, della cui qualità e competenza la scuola possa svolgere un ruolo di controllo e di garanzia. 
Sono sfide complesse che esigono adeguati investimenti di risorse e di intelligenza: non se ne faccia solo l’ennesima occasione per qualche uscita estemporanea, destinata ad alimentare attese che non si sa quanto potranno essere soddisfatte, o a suscitare la comprensibile preoccupazione di chi teme di vedersi caricare sulle spalle l’ennesimo fardello.

Roma, 18 maggio 2016

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