2019-11-09 07:30:00

SECONDO IL SOLE 24 ORE...

C’è un segmento della scuola italiana che funziona piuttosto bene, ma purtroppo è poco conosciuto da famiglie e studenti: è l’istruzione tecnica e professionale. I numeri parlano di un paradosso di casa nostra. Che da noi i percorsi subito “tecnico-pratici” siano un passepartout per il lavoro ce l’ha ripetuto ieri persino l’Ocse: il 68% dei 25-34enni con una qualifica tecnico-professionale ha un impiego. Si tratta di una percentuale «simile» rispetto ai laureati; e viaggiamo addirittura «in controtendenza» rispetto alla maggior parte degli altri paesi Ocse dove il tasso di occupazione è superiore per i giovani adulti laureati. Eppure al momento della scelta della scuola secondaria questi dati non vengono pubblicizzati: il nuovo anno è appena iniziato e la percentuale di iscritti agli istituti tecnici si conferma al 31% del totale nei neo-ingressi; si scende al 14,4% tra i professionali. Vanno meglio i percorsi di istruzione e formazione professionale regionali (specie da Napoli in su).

Il punto è che “non si sfonda”; e questo paradosso ha un effetto diretto molto concreto: il forte mismatch in primis tra i settori manifatturieri, in deciso rialzo, evidenziato anche dalle inchieste condotte da questo giornale nelle scorse settimane. Tra i motivi alla base del mancato decollo dell’istruzione tecnica ci sono nodi di sistema, come il poco orientamento in uscita dalle scuole medie, la scarsa pratica laboratoriale, e di recente, l’alternanza scuola-lavoro dimezzata. Ci sono poi questioni culturali, come la diffusa tendenza a posticipare l’incontro con il lavoro. In Italia, ad esempio, è radicato il motto “prima studi, poi lavori”. Da noi, infatti, appena il 4,4% di under 25 studia e ha un contatto iniziale con le aziende, in Germania è il 36,8 per cento. A ciò si aggiungano due questioni che riguardano direttamente il mondo delle imprese: gli apprendistati duali sono pressoché impossibili, e mancano partnership strutturate tra scuole e imprese.

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Tra le missioni fondamentali dell’istruzione secondaria di secondo grado vi è quella creare le condizioni per le quali gli studenti possano intraprendere con successo il passo successivo nelle proprie traiettorie di vita. (da Eduscopio)

Per molte ragazze e molti ragazzi il passo successivo al diploma è l’accesso ai corsi universitari; si tratta in prevalenza di studenti che hanno frequentato corsi di studio di tipo liceale e un buon numero di studenti con alle spalle studi tecnici (circa il 40%). Invece, la rimanente parte degli studenti che hanno conseguito un diploma tecnico e circa l’80% dei diplomati che hanno frequentato un istituto professionale si orientano verso un ingresso nel modo del lavoro.

Vai ai dati di Eduscopio (Fondazione Agnelli), sulla qualità delle scuole italiane

 

 

 

 

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