Errori di metodo e di metodo fanno del decreto legge 36, contente disposizioni sul reclutamento dei docenti nella secondaria e sulla formazione iniziale e in servizio del personale docente, con possibili riflessi sul trattamento economico. Il parere di Giuseppe Cosentino, già Capo Dipartimento Istruzione del MIUR.
Col decreto legge 36 ri ripropone, per l'ennesima volta, il vizio di ritenere che basti una legge di riforma per fare una buona riforma. Lo sostiene, e lo dimostra con un'analisi accurata, Giuseppe Cosentino, esperto di politiche dei sistemi formativi, già Direttore Generale del Personale e poi Capo Dipartimento Istruzione del MIUR. Un excursus di grande interesse, sostenuto dalla conoscenza della materia e dalla notevole esperienza maturata per anni in ruoli chiave nel governo del sistema di istruzione, che la CISL Scuola ha scelto di diffondere ritenendo che possa rappresentare un contributo particolarmente significativo al dibattito su un provvedimento sottratto fin qui al confronto e al coinvolgimento non solo delle parti sociali, ma della stessa politica.
L'analisi di Cosentino evidenzia i gravi limiti delle soluzioni indicate nel decreto sia sul versante del reclutamento che della formazione e ancor più della valorizzazione professionale, con scelte che vanno in direzione esattamente opposte a quella che sarebbe necessario imboccare: il rischio è di veder condannato al fallimento, ancora una volta, un progetto concepito e costruito con un approccio verticistico, lontano dalla realtà e caratterizzato da un taglio dirigista laddove occorrerebbe puntare con forza sull'autonomia delle scuole e sul protagonismo della comunità educante.